A Storia Miraculusa di Frati Santu
Rappresentazione dialettale in musica della storia di Fra Santo da San Domenico, Venerabile Agostiniano Scalzo, l’innamorato della Eucarestia. Trapanese vissuto nel convento degli Agostiniani Scalzi di Trapani attiguo alla attuale Chiesa di S.Maria dell’Itria, che con la questua raccolta abbellì e completò e dove ancora giace nella sua cella di allora. Nato il 5 agosto 1655, morì santamente la sera del 16 gennaio 1728. E’ in corso la Sua Causa di Beatificazione.
Nino Isca
Giovanni Allotta
Finchè dura è sfurtuna
Due fratelli disoccupati, vivono ancora in casa con la madre e la sorella. La madre li incita a cercarsi lavoro. I due s’inventano un lavoro, a dir poco insolito, i loro piani sono a lungo termine, ma loro non sanno che…
Chi munnu di guai!
Quante volte si sente dire in famiglia tra fratelli e sorelle: “Niente e nessuno, potrà mai separarci!” . Penso che questa sia una frase così ricca d’amore, che non basterebbe una montagna di soldi a smontarla!…Bhe bhe, forse, ho esagerato! E si, esiste pace e amore tra due persone finchè in questione non ci siano soldi. E’ proprio vero, l’interesse al denaro o potere, spesso conduce alla perdizione del nostro essere normali, e porta a bruciare valori di vita e ripudiare chiunque, fosse anche nostro fratello! Il tema in questione, spiega proprio questo, un amore incorruttibile tra due fratelli, rovinato dalla propensione di entrambi al potere, ma nel bel mezzo dei soliti litigi…
Cchiu scuru di mezzanotti un po fari
La storia in questione tratta, il grave problema della disoccupazione che opprime la quotidianità delle famiglie Siciliane. Spesso, ci si ritrova da un momento all’altro senza lavoro, e senza speranza di poterne trovare un altro nell’arco di poco tempo. Purtroppo la Sicilia, per mancanza di aiuto dello stato, si trova a non dare sostegno ai giovani, e quindi, vengono abbandonati a se stessi. Molti giovani, divengono vittime del proprio inconscio, e sono costretti ad imbattersi in strade che non porteranno mai alcun sbocco positivo, spesso è tragico! In chiave ironica e con tanta comicità, ho affrontato un tema che ha segnato la vita di molte persone, e spero che tra una risata ed un’altra, si considerino i problemi dei giovani! In modo tale, che una nuova realtà, bagnerà il nostro futuro, di speranza!
Ni liccamu a sarda
Nei tempi in cui la povertà, faceva da padrona in molte famiglie siciliane, la sarda era il cibo inesauribile per eccellenza! Per evitare che potesse consumarsi, il trucco stava nel mangiare il pane e leccare la sarda, così, ci si saziava di pane, e si conservava la sarda per altri pasti. La famiglia Stoccafisso, una famiglia dei giorni nostri, vive sulla propria pelle il dramma della povertà. Pina, una giovane ragazza, dalla fame tormenta la madre Melina. I creditori, soffocano le loro vite. Melina, spera nello stipendio del marito Cicciu, un calzolaio in via d’estinzione, per mangiare e pagare i debiti. Ahimè! Cicciu non porterà nulla, e la disperazione dei tre aumenta, fino al momento in cui, una lettera che arriva dall’America. Da lì in poi qualcosa sconvolgerà la famiglia, perchè …
Occhi chini e manu vacanti
Nei tempi in cui la povertà, faceva da padrona in molte famiglie siciliane, la sarda era il cibo inesauribile per eccellenza! Per evitare che potesse consumarsi, il trucco stava nel mangiare il pane e leccare la sarda, così, ci si saziava di pane, e si conservava la sarda per altri pasti. La famiglia Stoccafisso, una famiglia dei giorni nostri, vive sulla propria pelle il dramma della povertà. Pina, una giovane ragazza, dalla fame tormenta la madre Melina. I creditori, soffocano le loro vite. Melina, spera nello stipendio del marito Cicciu, un calzolaio in via d’estinzione, per mangiare e pagare i debiti. Ahimè! Cicciu non porterà nulla, e la disperazione dei tre aumenta, fino al momento in cui, una lettera che arriva dall’America. Da lì in poi qualcosa sconvolgerà la famiglia, perchè …
Parino tutti santuzzi!
Durante il periodo che ci si accinge alle votazioni, nelle famiglie si viene a creare una vera e propria confusione, dovuta al fatto che, ci si ritrova ad aver in mano, tanta di quella cartacea elettorale, non sapendo a chi votare. In questi casi, subentrano i veri protagonisti che pur di accaparrarsi la nostra fiducia, e di conseguenza il voto, iniziano a promettere di tutto! Ma…le bugie hanno le gambe corte!
Vai pi futtiri e resti futtutu
Saro vecchio pensionato, vive in casa solo, ma viene assistito dalla sorella Ninetta, anche lei senza marito, ma con un figlio, Totò che uscendo dal carcere, va a casa dello zio, facendo la sorpresa a Ninetta. Un giorno di pioggia, Saro diede ospitalità ad una bella ragazza. Piano piano, la ragazza scopre dei segreti di Saro ed inizia ad ammaliarlo, al punto che, svela il codice segreto della cassaforte là dove teneva custodita la pensione. La ragazza ruba tutto e supportata da un complice, trova l’alibi per fuggire. Scoperto il furto, Saro incolpa la sorella e il nipote, litigandosi. La ragazza a seguito di una scusa, ritorna da Saro dopo due giorni per derubarlo. Involontariamente scopre l’inghippo, ed organizza una bella sorpresa finale coinvolgendo anche…
L’amore è cieco e a morti è orba
Il titolo di questa opera è un famoso detto paesano, dotato di una perspicace e ironica comicità. Ispirandomi a questo detto, ho voluto racchiudere le classiche abitudini di una famiglia siciliana, intenta a trovare marito alle figlie. Resa comica, dalle vicende che si susseguiranno, facilmente strapperanno una risata, ma pian piano emergerà una morale che darà uno schiaffo alle coscienze di colori i quali non sanno che: L’amore è…
Nel corso della lettura della commedia, troverete dei vocaboli espressamente scritti in dialetto. Accanto, troverete la definizione in italiano, evidenziata da:
A famigghia Cimmiciolla
Cornelio fiero della sua vena poetica, deluso per la sua famiglia. Moglie e figlia brutte. Una suocera fastidiosa. Il fidanzato della figlia, scemo. Nel giorno in cui, Vincenzino va a casa di Carmela per fidanzarsi, Zà Bastiana
rimasta sola col genero, approfitta della momentanea assenza dei componenti, e decide di svelargli un segreto, ma finirà per essere fraintesa da Cornelio. A seguito di un imprevisto, la suocera muore sulla sedia, non svelando il suo segreto. A due giorni dalla morte, in casa Cimmiciolla, si presenta un notaio. Il quale va a leggere il testamento per il lascito dell‟eredità di zà Bastiana ai congiunti. Il lascito non soddisferà nessuno, ma tra gioie e dolori si scopre che il tanto discusso segreto di cui parlava la suocera, si nascondeva …
Il profumo della gioventù
In una cittadina di Sicilia, ai giorni nostri. Un nonno, uno zio d’America, un matrimonio in programma e… un terno al Lotto…
Lu miraculu di lu muru mastru
Lo zio Mimì era così avaro che ogni soldo che guadagnava lo metteva da parte, aveva dedicato tutta la sua vita a lavorare in campagna e a cercare di risparmiare quanto più possibile; tutti sapevano che i quattrini non gli dovevano mancare, ma lui per paura che gli domandassero prestiti o che qualcuno lo derubasse , “chiancia” sempre miseria e andava in giro con abiti malandati; per giustificare la sua povertà andava dicendo che i suoi guadagni se n’ erano andati in fumo per colpa delle banche che lo avevano indotto a fare investimenti sbagliati e si lagnava della sua sfortuna.
In realtà nella banca del paese non depositava niente, dicendo di preferire la banca di una grossa città, per cui spesso si recava a Palermo, ma qui non faceva alcun investimento, cambiava i suoi quattrini in sterline d’oro e in monete da mille lire. Quando tornava a casa si chiudeva nella sua stanza e infilava le monete in alcune fessure del muro dietro le quali aveva egli stesso scavato capienti cavità. L’arrivo dell’Euro complica la vita allo zio Mimì.
Insieme allo zio Mimì vivevano .la sorella Carmela e il nipote Filippo figlio della sorella. Nell’appartamento accanto, comunicante con quello dello zio Mimì e di sua proprietà, abitava la famiglia di un povero calzolaio che difficilmente riusciva a mettere insieme i soldi per sfamare la famiglia e per poter pagare l’affitto allo zio Mimì.
La scena è divisa da uno spesso muro da un lato la stanza dello zio Mimì dall’altro il soggiorno di Mastro Cola, appoggiato al muro un tavolino con sopra una statuetta della Madonna…
Giancarlo Buccheri
Nunzio Cocivera
U zitu marucchinu
La vita di una tranquilla famiglia di un operaio siciliano e, in particolare, della figlia Carmelina, viene sconvolta dall’arrivo di un “marocchino” che si innamora di lei. Le resistenze dapprima della figlia e poi di tutta la famiglia vengono placate da una rivelazione sconvolgente.…
U nonnu paraliticu
Il tema della solitudine degli anziani affrontato con la leggerezza e gli immancabili equivoci comici della commedia siciliana. Un consiglio di un amico, un nonno che da un momento all’altro non riesce più a camminare, o così sembra, finchè un inganno non viene scoperto dai nipoti che ne possono approfittare…
Cercasi ienniru dispiratamenti
La preoccupazione di una mamma ossessionata dal fatto che la figlia “invecchia” e non ha ancora trovato marito, unita alla conoscenza di una signora con un figlio celibe ma balbuziente e occhialuto. Due ingredienti della tipica commedia siciliana, ricca di battute e malintesi, in cui il bisogno di sistemarsi con un buon matrimonio la fa da padrone. Il colpo di scena finale rende tutti contenti.
Li veri fantasimi
La vicenda si svolge in una borgata di Catania, all’inizio degli anni ’80
Li megghiu tiatranti
In un teatro, una compagnia di attori dilettanti si prepara a mettere in scena due diverse commedie, organizzando il palcoscenico, tra ritardi, imprevisti e tensioni. Dopo il ritrovo degli attori del primo atto, si dà il via alle due commedie, creando una sorta di recita nella recita tra presentatori e pubblico che partecipano attivamente.…
Antonio Sapienza
Renato Fidone
Albergo Splendor
L’interno di una portineria di un ex albergo. Una grande porta a vetri in cui un tempo c’era scritto, “ Albergo Splendor “, il fondo, lascia intravedere delle scale che vanno verso i piani superiori e le persone che vi transitano. Tale porta servirà da comune. Un’altra porta si trova a sinistra della scena, per chi guarda, conduce all’interno dell’abitazione. Qualche quadro, un divano, qualche sedia, un tavolinetto per giocare a carte, con abautjour. Accanto alla vetrata, sulla destra, una vecchia consolle telefonica, disattivata, con dei cavi telefonici che si inserivano nel quadro generale per smistare le varie comunicazioni. Si nota che il tutto, ambiente e mobili, hanno una notevole vecchiaia. E’ domenica 20 settembre, del 1988.
Amuri di frati
“ Parlare della commedia Amuri di Frati è come descrivere un angolo della nostra Sicilia, con i suoi valori immutabili, la casa, la famiglia, l’amore, le credenze, le superstizioni, i principi morali, le mostrade di ficodindia al sole cocente, l’aria impregnata di profumo di zagara, la vista sul mare non ancora inquinato, le alghe secche e lucenti all’ombra di verdi canne mosse dal vento, il dolce rullio di un peschereccio che punta la prua verso nuovi orizzonti e nuove speranze”
Aspetta e spera
“Non è la mia classica commedia densa di colpi di scena, di battute ad effetto, ma un lavoro teatrale in cui “i sentimenti” la fanno da padrone. I sentimenti più disparati che compongono il campionario umano. La commedia, ambientata intorno agli anni trenta, periodo storico che mi ha sempre affascinato perché oltre al fatto di non averlo vissuto, con tutte le sue contraddizioni, mi è stato raccontato dalle persone a me più care. Un periodo storico che rappresenta la scena ideale per un tipo di scrittura teatrale tradizionale e popolare che ha dato, attraverso i grandi della commediografia siciliana – Martoglio, Russo Giusti, Macrì, Capuana, Verga, Pirandello – il meglio del Teatro Siciliano”.
È tutta una congiura
E’ TUTTA UNA CONGIURA tratta in modo semplice e brillante il tema della gelosia. Con le battute e con le sue geniali trovate, l’Autore è riuscito a non cadere nella banalità e a creare un intreccio fluido, sapido, scorrevole, segno di una maturità artistica che non fa rimpiangere la riuscitissima Amuri di Frati. Non un momento di pausa, piena di ritmi incalzanti e di azioni sceniche esilaranti, E’ TUTTA UNA CONGIURA, non è altro che la storia di un uomo, Matteo Pappalardo, che accecato dalla gelosia per la moglie Maria, e preso da quei sacri principi morali di cui è paladino, fa scaturire una storia comico-grottesca che fomentata dal figlio Emilio e subita con spirito di sopportazione dalla figlia Sara e dalla stessa moglie Maria, si sviluppa in una cornice di personaggi divertenti e piacevoli, come l’investigatore La Volpe, il fotografo Clic, l’assicuratore Moreschi, l’avvocato La Grua, il macellaio Nicola, la vedova Malacarne e la portiere Laura, che lasceranno il sorriso sulle labbra degli spettatori. Caratteri che si muovono attorno alla figura di Matteo senza però sovrastarne la personalità di protagonista che si staglia sopra di essi. Una commedia che non vuole essere un momento di riflessione sulla gelosia, ma che ripropone, invece, questo eterno problema dell’uomo in modo sdrammatizzante e con brillante leggerezza, che fa parte del rapporto coniugale o di coppia in genere. Una commedia che ricorda il grande De Benedetti, infine, che supera la prova, se mai ce ne fosse stato bisogno, e che pone Renato Fidone a pieno titolo nel panorama dei nuovi Autori del Teatro Siciliano.
Emporio Lomazzo, tutto a metà prezzo
Antonio Lomazzo, 55 anni, titolare di un negozio di alimentari, Emporio Lomazzo, 70 anni di onorata attività, prima il nonno, poi il padre ed infine lui, con la figlia Erminia ed il fido Nino, uomo di fatica e di fiducia. Guarda col suo cannocchiale il negozio del rivale, Lo Bue, proprio attiguo al suo, una volta anch’esso di sua proprietà, ma più avanti scopriremo com’è andata. La perdita di quella parte di negozio lo ha amareggiato per tutta la vita e l’odio che nutre per Lo Bue è indicibile e non manca mai il momento di osservare attraverso il cannocchiale come si sviluppa l’attività del collega, cercando di coglierne qualche illegalità o qualcosa di simile…..
I soliti idioti colpiscono ancora
Commedia brillante in 3 atti, vincitrice del Premio Ulivo d’Argento a Ragalna nel 1991, è presentata qui nella riedizione del 2013.
Epoca presente. In Sicilia…
’A Repubblica di patati
La scena si svolge in un casolare di campagna, porta a destra per la stanza da letto, a sinistra per la cucina e al centro l’entrata comune che conduce all’aia, sempre al centro un po’ discosta sulla destra una finestra con grate da cui si intravede la campagna. La stanza è adornata da un tavolo, diverse sedie, cassapanca, su cui è poggiata una radio, possibilmente di vecchio tipo,un telefono in vista, un soppalco sopra la porta addossato alla parete di sinistra, parecchie masserizie, sacchi di patate e attrezzi agricoli.
Don Pippinu u varberi
Una barberia, in fondo porta di ingresso al centro e vetrata sulla sinistra che danno sulla strada, a destra la porta che dà all’interno della casa, sulla sinistra specchi, lavandini con armadietto sotto, attrezzature da barbiere e poltrone. Appendiabiti, armadio in grado di contenere una persona, tavolinetto per le riviste, sedie per i clienti che aspettano il turno sulla destra. (destra e sinistra: di chi guarda il palco)
Ma è amuri o brodu di ciciri?
Una famiglia composta da nonna figlia sposata con un marito burbero buono, due figlie che si contendono lo stesso fidanzato; vive in un baglio in cui abitano anche una famiglia composta da madre ansiosa di vedere il figlio sposato e figlio studente che sembra non averne proprio intenzione; e un anziano un po’ scemotto. Si intrecciano le storie di amore coniugale messo alla prova dagli eventi, amore giovanile pieno di entusiasmi ma destinato a ridimensionarsi e un amore impossibile tra lo scemotto e la nonna. Il tutto si svolge sullo sfondo della vicenda familiare della sorella sposata alle prese con un marito malvolentieri in pensione che ne combina di tutti i colori per sentirsi ancora utile e le figlie che non mettono la testa a posto e le vicende della sorella minore, tutta presa dalla sua carriera ma che deve confrontarsi con una gravidanza non aspettata e un fidanzato ormai assente inconsapevole del fatto. Tutto, vuoi con l’ausilio di una geniale invenzione di Turiddu, vuoi con la sapienza che viene dal cuore troverà adeguata soluzione.
Alfio Bonanno
Mimmo Palazzolo
’Mmatula ca ti pettini e allisci...
Donna Filomena ha una sola figlia diciottenne che è l’unico scopo della sua vita: Vittoria. Una famiglia con un triste passato. Pare che il padre avesse tentato di insidiare la figlia 13enne, ma scoperto dalla moglie Filomena, venne da questa allontanato e per la vergogna emigrò all’estero, da dove non è più tornato.
Vittoria da qualche tempo ha posato gli occhi su Pio figlio della dirimpettaia Assunta, il quale fin da ragazzino ha manifestato il desiderio di farsi prete. La madre di Pio, donna assai bigotta, non vede di buon occhio la frequentazione di Vittoria con suo figlio, quando questo torna dal seminario per le vacanze.
Tuttavia non vede nulla di strano nella frequentazione di suo marito Procopio con donna Filomena. Frequenta la casa di donna Filomena anche il parroco don Cirillo e tale frequenza, per motivi diversi genera un pizzico di gelosia sia in donna Assunta che vorrebbe per sé le attenzioni di don Cirillo, sia in don Procopio che vede nel prete un antagonista. Don Cirillo intuisce che Vittoria fa l’occhio languido al seminarista e questo la corrisponde e vorrebbe intervenire, ma capisce che la cosa non dispiace a donna Filomena e si astiene dall’intervenire per non dispiacerla. Assunta, però, non è dello stesso avviso di Filomena, perché vede, invece, in Violetta un buon partito per il suo primogenito Angelo. Questo è un ragazzone tutto d’un pezzo, dedito alla campagna, bonaccione, credulone, ma anche un po’ tonto. Angelo, istruito a dovere dalla madre, fa il cascamorto in presenza di Vittoria che lo asseconda per attirare a sé Pio, scuoterlo suscitando in lui un pizzico di gelosia, insomma Vittoria è innamorata di Pio. E sembra che il conto che si era fatto le riesce.
Di li stiddi a li staddi
Pasqualino, giovane ragioniere in cerca di prima occupazione, si fa convincere da qualche amico ad ottenere facili guadagni, ma con qualche rischio, dedicandosi alla sofisticazione del vino. Come succede sempre, però, salito in fretta “di li staddi a li stiddi” non avendo né risparmiato né economizzato si ritrova ben presto a ricadere “Di li stiddi a li staddi”. Quando infatti, a causa di un controllo effettuato dalle Fiamme Gialle ad una sua cisterna sequestrata, risulta essere stata semi svuotata pur essendo i sigilli intatti, viene portato in caserma, non ha nemmeno i soldi per permettersi un avvocato. Sarà il fratello della ragazza che ama, avvocato, a tirarlo fuori dal guaio. Un caso fortuito è venuto in aiuto all’avv. Santino: sua madre tirando un secchio d’acqua dal pozzo con grande meraviglia e gridando quasi al miracolo aveva notato che quell’acqua era, per colore e per profumo, più vino che acqua, così l’avv. Santino ha potuto con facilità dimostrare che il suo assistito non aveva effettivamente manomesso i sigilli, ma il vino si era perduto infiltrandosi attraverso una crepa in una vena d’acqua. Pasqualino sarà assunto come ragioniere nel negozio dei genitori dell’avv. Santino. La commedia si conclude con due fidanzamenti del tipo scambio di personaggi, che per un certo verso richiama la commedia di Marivaux, “Le jeux de l’amour et du hasard”. Cristina, dirimpettaia dell’avv. Santino, invaghita della vita dispendiosa che conduceva il rag. Pasqualino, non si era accorta che l’avv. Santino la corteggiava, mentre Pasqualino al contrario corteggiava Samanta. Lieto fine con ben quattro brindisi in onore delle due coppie di fidanzati: Pasqualino-Samannta e Santino-Cristina.
C‘u tuppu un t’appi, senza tuppu t’appi
Tre professionisti scapoloni si incontrano, come d’ abitudine, una domenica mattina di tarda primavera al tavolo del bar della piazza principale di un paese di Provincia. I tre, arrivati uno dopo l’altro, prendono posto e cominciano la conversazione che da subito verte sull’arrivo in paese di tre ragazze, che vorrebbero accaparrarsi. Latore della notizia è il farmacista perché per primo ne è venuto a contatto, in quanto scese dal treno sono entrate in farmacia per acquistare un cachet per il mal di testa. Due delle tre ragazze sono sorelle e cugine della terza che è la nipote di un commerciante del paese, tutte e tre residenti nella Capitale, sono suoi ospiti. I tre scapoloni vogliono fare colpo, ma sotto sotto uno dei tre un paio di mesi prima ci aveva provato e per una sua gaffe ha ricevuto un netto rifiuto. Il farmacista saputo questo si dà subito da fare e all’indomani avendo rivisto in farmacia Elisa la ragazza dalla treccia annodata sul capo (‘u tuppu) senza pensarci su due volte si propone e lei senza colpo ferire accetta, anche per affinità professionale, infatti lei è una laureanda in farmacia. La cugina più grande di nome Laura, da due anni laureata in giurisprudenza, per altre vie, ha avuto modo di incontrarsi con l’avv. Filippo e subito, anche in questo caso per affinità professionale, è nata l’intesa amorosa. Per caso fortuito anche il maestro Salvatore incontra Samantha la terza ragazza che, maestra come lui, accetta la proposta di fidanzamento. Nel secondo atto, alla domenica successiva, si incontreranno tutti e sei più il postino di nuovo al bar della piazzetta. Qui avranno luogo le presentazioni e quindi la conclusione del proverbio: «C’ ‘u tuppu nun t’appi, senza tuppu…»
Quannu u attu un c’è i surci abballanu
E’ la commedia dei sottintesi e delle allusioni velate e ammiccanti, in cui tutto è accettato come no, compreso il tradimento, e i tabù sono soltanto una facciata da esibire al vicinato e alla società
’A finaita
Brunu Timparussa, proprietario di un fondo nel quale, a 20 cm dalla finaita, è piantato un albero di mandorle, i cui rami ricadono nel fondo di Biaggiu Scorsonelli, deve difendersi dall’accusa di aver rubato 7 mandorle!…
‘A minzogna
Le protagoniste, Zedda, Nzina e Carmilina, sono vicine di casa. Due sposate e una zitella. Una non riesce ad avere figli e per coprire la sua malattia dice “la menzogna” alle sue vicine, facendo credere che il malato sia il marito. Tra qui pro quo e gesti di “amicizia”, il malinteso causa situazioni un po’ imbarazzanti…
‘A scorcia
Lite tra vicini di casa, causa del contendere: ’a scorcia…
Don Vastianu Cuppulidda
Vastianu h’avutu furtuna nâ vita e si passa occa capricciu. Avi ru’ figghi ca hâ’ spusari, e circassi ri canciari pusizzioni faciennili spusari ccu occa figghiu rê puorci ruossi rô paisi, ma i carusi nun na scutunu, fanu ri testa sua. ’U riestu ’u ligghiti.
Vannina Iardicasi
Vito Vacirca viene ricoverato all’ospedale con una coltellata nel fianco sx. I medici, come è di norma, avvisano la polizia che, interrogando Vito, non sono convinti della caduta accidentale. Scatta la denuncia e deve essere celebrato un processo. I testi sono Vito e Vannina i quali, con dovizia di particolari, raccontano la loro vita piena di tribolazioni e “sacrifici”.
Giuseppe Pulino
Entra anche tu a far parte del mondo di SalviamoilSiciliano!
Contribuisci anche tu!
Mandaci tutte le espressioni dialettali che usi, le parole particolari che si dicono anche solo nella tua città, i proverbi che magari hai sentito dire ai tuoi nonni con relativa traduzione. E da oggi potete inviarci le commedie in dialetto siciliano scritte da voi e anche poesie, preghiere e quant’altro vogliate per rendere un servizio alla nostra lingua siciliana!
Abitanti
Comuni
Superficie
Altitudine
Densità